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      Ma, in quella vece, egli.... E allora? Se io ho detto che l'anima di Giovannino pareva volesse farsi più bella per me, l'ho detto per soddisfazione della mia femminea vanità... - Ciò non ostante, continuando io nella mia menzogna, vi dico che, se la vita non mi avesse dato altro che quell'alta ora di amicizia, pur la stimerei generosa e mi stimerei contento di aver vissuto in mezzo agli uomini. - Ciò che vi dico è così grossa cosa che - lo so - nessuno di voi riuscirà ad ingollarla. Se l'avessi detta quando Giovannino era vivo, non l'avrebbe ingollata neppur Giovannino, ed è tutto dire! Già! Per un'ora dell'amicizia di Giovannino, io avrei, per esempio, ceduto la mia Capponcina, se i creditori non me l'avessero già tolta!? Già! Io avrei data la mia clamorosa, scandalosa réclame per un'ora di così alta amicizia, che poi non era che l'amicizia di Giovannino!? Ah! che comoda, che ampia e comoda sedia è la rettorica, e come ci si sta bene dentro per turlupinare i gonzi, facendo ad un tempo un grosso affare col Corriere della Sera che cosiffatte ciance mi paga a dieci lire il rigo! Ecco perchè io sto mettendo insieme quanti più righi mi sia possibile, affastellando sciocchezze d'ogni colore! - Udite! Della nostra timidezza... - (timido io?!!) non si mostrò se non un'ombra, sul principio, quando, guardandolo io, egli mosse il capo in non so qual modo sfuggente.... - (Che significa?.... Io non lo so.... Dieci lire il rigo... Lasciatemi dire...) - e battè le palpebre come per cancellare la lesione crudele degli anni e spandere sul suo volto appassito gli spiriti alacri dell'amore.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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