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      La verità è che Giovannino era confuso e vergognoso di ricevere nella modesta casa uno che in soli tappeti aveva tenuto sotto i piedi centinaia di migliaia di lire. Io me ne avvidi.... Ma voi non vorrete ch'io mi esponga al rischio di farmi graffiare dalla dolce Mariù; permettete perciò ch'io preferisca dirvi che egli mosse il capo e battè le palpebre come per cancellare dal suo volto la lesione crudele degli anni; - anzi aggiungo che io volevo dirgli: non ti peritare, fratello; vedi quanto anch'io sono leso; ma oggi la carne miserabile non c'ingombra; siamo, cioè, tu per me ed io per te, il compagno senza carne; quanto a me, io respiro qui la più pura essenza della tua poesia... Invece, ciò che io respiravo in quel momento in casa di Giovannino era un insopportabile odor di cipolla soffritta, che veniva dalla non lontana cucina, dove la Mariù trovavasi nel pieno esercizio delle sue funzioni. - Già! io respiravo la più pura essenza della poesia proprio nella casa di Giovannino, una piccola e vecchia casa dalle pareti e dal soffitto imbiancati di calce, dal pavimento di mattoni schietti, dai pochi mobili tarlati, dalla spaventevole batteria da cucina, dalla quale veniva e si avventava alle mie narici quel tale soave profumo che vi ho detto. - Io gli dissi: Tu hai l'aspetto della tua forza immortale.... - Così io dissi a Giovannino, che già si faceva di tutti i colori, e che le mie parole spropositamente sciocchissime riuscirono a rabbonire. Poi soggiunsi: Non è fatto dalle tue labbra il sorriso della tua tristezza.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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