.. - Dunque, come vi dicevo, io mi ero seduto sulla sua sedia. Egli prese un'altra sedia e venne a sedermisi accanto dinanzi alla tavola. Parlammo di qualche recente opera.... E mi accadde notare che le sue mani, quando soppesavano i volumi, erano una tremenda bilancia. - Avete voi mai visto bilance tremende, bilance che cagionano tremore, ossia bilance terribili? Sarebbero esse, forse, quelle che il mito pone in mano alla dea Temi? Sarebbero, forse, le bilance di Domineddio? O non sarebbero, piuttosto, le bilance di Brenno? Quanto a me, vi confesso che non ci capisco niente; ma invece so dirvi che è una delle mie gioje più vere quella di non capire ciò ch'io dico. Perchè ho io chiamato tremende bilance le mani di Giovannino che soppesavano i volumi? Perchè? Solo io so che le parole «soppesavano, bilance tremende» sono... - via, convenitene - sono d'un bellissimo effetto. - Ma passiamo ad altro. Mescolando egli
un che d'amaro al suo discorso... - (aveva egli fatto un discorso? Quando? Veramente, non so) - io gli dissi: se hai tempo, va alla Pinacoteca e cerca di una tela del Francia, dove un Santo Stefano porta sopra un suo libro tre pietre in segno della lapidazione. Or be', metti tre pietre sopra ogni tuo libro e datti pace. - Belle parole anche queste, affemmia! Ma queste parole io le dicevo a Giovannino. Chiunque altro, al suo posto, m'avrebbe messo fuori dalla casa facendomi uscire dalla finestra. «Metti tre pietre sopra ogni tuo libro» non significa, infatti, «considera ogni tuo libro come morto e seppellito», tanto più che seguono subito le parole «e datti pace»?- Ma ripeto; io parlavo a Giovannino, il quale, col suo spirito.
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