- Ah! il bel periodo che ho scritto!.... La soma greve, cioè, il corpo, ove s'intossica la vita, la quale è il levame della morte! - Bello! Bello! Bello! - Giovannino - non ostante la soma greve della sua pancia, in cui gli s'intossicava la vita, che è levame della morte - volle accompagnarmi fin sulla strada, sebbene io mi opponessi. La sua salute era già minacciata - ma non già a causa di quella massa di ghiaccio che gli aveva serrato il capo; la radice del male egli la portava nella pancia: beveva troppo, fin troppo, più del grande Giosue, ed è tutto dire; e già dubbioso era il suo passo, come quello di tutti i beoni. - Cadeva su noi, proprio, solo su noi, una.... - non due, non tre, una sola - di quelle sere emiliane umide e cenericce che sembrano generarsi laggiù, fra la foce del Reno e la bocca del Po di Goro, nella grande palude salmastra. E dico sembrano, perchè sicuro poi non sono, generandosi solitamente le sere dal movimento rotatorio della terra. - Soffiava su noi,
e, pare, su noi due soli, un vento ambiguo che pareva dolce e poi ad un tratto ci dava il brivido con una folata fredda. Decisamente la natura l'aveva contro noi due... E dire che vi è un Dio dei venti, là, fra le isole Eolie. Ma Eolo deve essersi fatto decrepito, e Nettuno deve essere rimbambito, sicchè oggi, lasciati senza governo, i venti, come i poeti, si ubbriacano e ne fanno di tutti i colori. - La vettura mi attendeva poco distante, coperta e nera... - badate a ricordarvene: la mia vettura non era solo coperta, ma anche nera, circostanza, questa d'importanza altissima: nera - con due cavalli che mal reggevano la loro fatica su le gambe arcate.
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