- Una voce d'eroe - a modo mio - mi scoppiò dentro e franse il ghiaccio diafano che mi serrava il capo - Respirai! - Ed ora che son lontano da quella casa per me sì fastidiosa e insopportabile, pregna degli odori stomachevoli dello stabbio, del pollaio e della cucina, io che ho dovuto abbandonare la mia regal dimora della Capponcina e che ho ancora davanti agli occhi il mio ricco ed elegante boudoir di superfemina alla moda, io, nella gioia della presente mia liberazione dal pericolo di rivedere quella casa volgare, voglio - poichè non mi costa nulla il dirlo - dire sul conto di Giovannino due solenni sciocchezze, a mo' di vendetta: 1a, Egli s'era fatto degno d'incontrarsi con Achille e con Elena - 2 a, Egli s'era fatto degno di parlare sulla tomba terribile di Dante. - Ridete? Questa, sì, questa appunto è la mia vendetta. E vi dirò che tanto io l'ho amato ed amo che ancora non so come egli sia trapassato, benchè, sapendolo gran beone, io debba supporre che egli sia morto nel modo di tutti i beoni, cioè chiedendo da bere fin nell'ultimo rantolo. Ecco perchè a me piace immaginare che gli sia uscita di bocca qualche bella e semplice parola prima che la lingua gli si annodasse dietro i denti. Sì, fu pronunziando la bella e semplice parola vino che lo spirito gli si sciolse nel gran ritmo. - Che c.... sia cotesto gran ritmo veramente non so, ma so che esso chiude ritmicamente il mio periodo! - Ed ora vo' domandare: Aveva egli dato tutto il meglio di sè, o piuttosto tutto il peggio?
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