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      I quali, se non son femine, hanno delle femine la irrefrenabile vanità, che raggiunge le più alte cime del ridicolo, agli occhi - s'intende - di coloro che oggi hanno la ventura di essere maschi nel senso vero e proprio della parola. - Sì, se non femine, effeminati: non si è - per esempio - il Divo (sempre innamorato di se stesso, come una donna) in groppa ad un cavallo tutto bianco, nudo come Apollo, e certamente più bello del Dio, lanciato nei verdi flutti del mare? Quanto al Rostand.... Sì, sono femine, almeno per elezione, perciò femine della peggiore specie, avendo abdicato a tutte le qualità maschie proprie del carattere (questa forza dello spirito creatore di cose grandi ed eterne) e discendendo sino all'infimo gradino dove natura ha collocato le cercatrici di ninnoli, di bibelots, di cosucce preziose e piccine, di eleganze esteriori e di insopportabili profumi, coltivatrici di passioni senza radici nè etiche nè intellettuali, e di collezioni ingombranti ed inutili. - Sì, femine: non ha il D'Annunzio la passione inutile ed ingombrante di collezionare le opere dei mistici, dei penitenti, dei dolorosi, dei tapini, che egli ha raccolte e va raccogliendo con «l'animo tremante ed esultante»? Quanto al Rostand.... - Ma già il suo Chantecler non è tutta una collezione di strani vestiti? Sì, femine, perchè - come tutte le femine, specie quelle da conio - amano tutte le eccentricità del lusso più dissipatore e più sfacciato. Ecco perchè i due amici, a procacciarsi gli occorrenti biglietti di Banca, lanciano pel mondo i loro libri collo stesso fragore di trombe con cui Pink lancia le sue pillole.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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