A guardarlo, ascoltandolo, ad ascoltarlo guardandolo, voi ridete, sì, ma monsù Edoardo non ride perchè i vappi non ridono. Egli è serio; egli pensa che solo oggi la Francia è grande, e che la sua grandezza si fa visibile a traverso gli applausi entusiastici dei Francesi al D'Annunzio. - Egli è serio; egli pensa che Dio finalmente ha rivelato il sino ad oggi nascosto perchè del suo atto creativo.... Se egli creò il mondo e tutte le cose che sono in esso, ciò fu per fare un degno posto a Gabriele, suo legittimo ed unico figliuolo, al quale lascerà le redini dell'universo quando egli - vecchio - sarà costretto a giubilarsi.
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Tutto questo vappesco entusiasmo che nel 1898 l'insuperabile Edoardo «sentiva e manifestava pel Divo da qual causa procedeva? - Avvi una lettera di Gabriele, del 26 ottobre 1886 pubblicata sulla Tribuna, nella quale il futuro Superuomo dà allo Scarfoglio del miserabile, dell'immondo scribacchiatore, del buffone afflitto dal digiuno, dello scimiotto ammaestrato, del rospo saltato fuori dal fango dopo un acquazzone, del «paltoniere che nelle vie deserte ti costringe ad aprire la borsa, e, se gli dái l'elemosina, ti morde la mano, del vigliacco che non si batte, dello scroccone a mezzo di tranelli sottilmente meditati, e del Glaviot che rende servizii alla Questura».
Ora, il buttero già amato, poi abbandonato, poi riamato e, nell'ottobre del 1886 ri-ripudiato, anzi pubblicamente schiaffeggiato e preso a pedate dal Divo colla citata lettera alla Tribuna, nel 1898 eccolo ancora una volta - come si è visto - legato a fil doppio all'Immaginifico, intento a rompere per lui tutte le sue più formidabili lance di vappo senza pari.
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