arbore di mortella La mortellasacro a Venere madre
nel silenzio s'ergeaqual potente gigante
incompreso da tutti,
ma che riveladell'esser suo il segreto
a chi l'adora.
Io l'invito compresie m'appressai.
M'appressai, affrettandoil passo, timoroso
che non giungessi in tempo,
perchè il moto dell'alvo Il romoregiù mi rumoreggiava
internamente,
come di rupe in ruperomoreggia l'eco, o come
sopra la rivaromoreggia il mare,
o come romoreggianel profondo cielo
il fulmine, o sul campocome il cannon romoreggia,
come la voce del Tonante
romoreggiò sopra l'Ellade
antica; insommaanch'io romoreggiava.
A' pie' della mortellal'amica ortica
mi facea presagirefuturi godimenti, L'ortica
per le acri sue foglieappena pubescenti
come la guanciad'imberbe cinèdo,
che già comincia mettere le piume,
presaghe del futurovolatore. - In silenzio Il silenzio
m'accoccolai;
m'accoccolai siccomecolui che suole
fare a menodi monumento inglese.
Tutto taceva,
e in quel raccoglimentodella natura
che pareva spiarmicome la madre spia
il figliuolo dormente,
io solo, io solo, io solosentivo palpitare La carezza
un'ignota carezzache discendendo
s'estrinsacavafuori dell'esser mio,
quasi anch'essa desiosadi libertade,
non degenere figliadel padre suo.
Stentava la carezzaa compiersi,
e del mio voltoogni muscolo, ogni
nervo, ogni pelo,
s'irrigidivanello sforzo supremo
che compìa la mia animaripiena la faccia di pene,
per liberarsidalla carezza dolorosa.
Un tonfo, un colpo,
poi più nulla.
Ritornò nel silenziol'attonita natura, Il sollievo
che fruiva del fecondomateriale abbandonato
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Venere Tonante Ellade
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