Da parte di levante giungeva una brezza leggiera sì soavemente intiepidita dai raggi temperati del sole, che al mondo non sarebbe cosa più piacevole e inebriante. Ciò che mi fece provare un sommo stupore, era che mi trovavo solo in mezzo a questo incantevole prato. Lo scandagliai da ogni parte cercando scoprire qualche anima vivente in questo ridente soggiorno, allorchè mi accorsi venire verso di me dall'Oriente una giovane Pastorella, accompagnata da un infinito numero di pecore, bianche come la neve.
Tutte queste innocenti bestie avevano coronata la testa di fiori, e due che camminavano accanto all'amabile Pastorella, portavano un giglio sulla fronte. Io la guardai con stupore di un incantesimo. La loro ineffabile bellezza mi rapiva e le contemplavo senza poter saziare la mia curiosità. Queste pecore avevano piuttosto la figura umana che di bestie. Giunte a una trentina di passi vicino a me, si fermarono per guardarmi come io guardavo loro che ero immobile come una roccia. I fiori che adornavano le loro corone, esalavano un profumo simile a quello del giardino delle tre fontane. Una sola veste di più colori copriva la Pastorella la quale al più piccolo movimento che faceva, mostrava le diverse ombreggiature dell'arco baleno. Questa veste era fermata alla vita da un nastro colore azzurro annodato all'anca destra. Ella portava ai suoi piedi, bianchi come la neve, i sandali turchini, fermati al collo dei piedi per mezzo di un piccolo nastro scarlatto. Sopra la sua spalla sinistra aveva un manto di porpora annodato sulla spalla destra, e sulla testa una corona di fiori meravigliosissimi e brillanti come le stelle.
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Oriente Pastorella Pastorella Pastorella
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