Una bionda capellatura lunga e folta, divisa in mezzo alla testa, le cadeva liberamente fin sotto il petto. Nella destra teneva un lungo gambo di giglio, sul quale era posata una piccola colomba del colore della di lei veste. In una parola la di lei bellezza e l'eleganza delle sue vesti erano sovranaturali, ed è per questo che non mi stancavo di contemplarla. La salutai come un essere divino, ed ella mi rese il saluto, abbassando leggermente la testa e mi fece segno di avvicinarmi. Allora come colui che si getta nelle braccia di una persona che ama, mi slanciai verso di essa, ma vano fu il mio sforzo. Mi sentii fermato al mio posto da una forza misteriosa senza poter conoscere la causa.
La nobile Pastorella vedendo che con tutti i miei sforzi non potevo avvicinarmi, mi disse queste parole: - Perchè non ti avvicini, o Giovane, che cosa temi dunque? - Amabile Pastorella, le dissi, io sento una forza che mi trattiene e invano lotto contro di essa. - Sì, buon giovane, mi rispose, voi non v'ingannate, una forza vi trattiene. Voi non scorgete la presenza del vostro nemico, rivolgetevi e vedrete colui che vi tende insidie e vi perseguita impedendovi di fare ciò che vi rende grande davanti a Dio e agli uomini. - A queste parole mi volto e mi vedo in faccia un orribile serpente: - Gesù e Maria, gridai, facendo tre passi indietro. - Non temete, disse la Pastorella. - Ed essa si precipitò come una folgore davanti al rettile. Questo da sua parte si slancia contro la sua nemica mandando fuori un sibilo terribile, simile al rumore di un fulmine.
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