La intrepida Pastorella gli si avvicina e gli conficca nella spalancata bocca il gambo del suo giglio, mentre la piccola colomba se ne vola sulla di lei testa. Io volevo afferrare il serpente e schiacciarlo fra le mie mani, ma essa mi prega di tenermi indietro, dicendomi che da sola può schiacciare l'orribile mostro. Infatti lo attacca vigorosamente, pone il piede destro sul suo collo e il sinistro sul dorso.
La iniqua bestia manda dei gridi spaventevoli, e si dibatte sotto i piedi della Pastorella, ma quasi subito spira tra convulsioni spaventose.
Dopo che il mostro ha reso l'ultimo respiro, la mia liberatrice ritira dalla di lui bocca lo stelo del giglio, e divenne vittoriosa del mio e del suo nemico. Nello stesso tempo la colomba ritorna a posarsi sul giglio, e le bianche pecore, che durante la lotta erano rimaste in distanza tremanti e timorose, accorsero intorno alla Pastorella per dimostrarle la loro gioia per la vittoria sì gloriosa. Dopo un momento di silenzio la Pastorella parlò così: - Mie amabile pecore, allontanatevi un poco, affinchè colui che mi ha cercato là ove io era, possa avvicinarsi a me - A queste parole le pecore si allontanarono subito di trenta passi almeno e formarono un cerchio. - Avvicinatevi o Giovane, riprese l'amabile Pastorella; di nulla temete; il passaggio è libero, colui che vi tendeva insidie e vi impediva di avvicinarsi, è steso al suolo. - Durante la lotta e il discorso della Pastorella io rimasi al mio posto tutto rapito e come incantato. Udendo che io era libero, mi approssimai fermandomi tre passi distante da Lei e le dissi: - O valorosa Pastorella, il vostro coraggio, la vostra bellezza, l'eleganza dell'abbigliamento, come la natura e la bellezza di queste bianche pecore non hanno del terreno.
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