Altra volta mi vidi morire improvvisamente il cavallo sotto. Io non mi intimorii, come l'altra volta, ma subito al venerando vecchio gridai: - Il mio cavallo è morto.- Il vecchio mi rispose: - Tieni viva la fede. - Ciò detto, fu subito a me l'altro personaggio che conduceva il cavallo bianco; vi montai sopra, senza restare d'un solo passo, e in breve giungemmo fuori dell'oscurissima valle dei serpenti e ci trovammo alle falde d'un altissimo e maestoso monte, in cima del quale era una bellissima e sontuosa Piramide. Noi salendo per le falde di detto monte, ove si vedeva dalle basse pianure avanzarsi a noi la tempesta, avevamo il rumor del tuono, il forte soffiar dei venti, il balenío, del folgore, lo strillo ed il sibilo che facevano immense turbe di uccelli che volando dalle basse pianure tiravano a scansare la precedente tempesta venendo alla volta di detto monte, dove noi con gran velocità sui nostri candidi destrieri venivamo salendo. Io vedendo ed udendo da ogni parte un apparato così terribile, che da per tutto ove io volgevo lo sguardo, pareva che a fuoco andasse sottosopra questa oscurissima selva, io in verità fra di me dubitai che questa fosse la fine del mondo. Il venerando vecchio voltandosi alla pianura e riguardando le innumerevoli schiere di volatili che verso di noi con gran furore venivano, esso battendosi la palma della mano destra tre volte nella fronte, così venne dicendo:
- Misera umanità, due terzi estinta! dei rossi uno resterà fra i dieci. Dei neri di dieci ne resteranno tre.
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Piramide
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