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      Di che mi rallegro io? Non m'avvedo esser vicino alla mia morte e lasciare l'aurea abitazione della tazza, e entrare innelle brutte e fetide caverne del corpo umano, e lì trasmutarmi di odorifero e suave licore in brutta e trista orina? E non bastando tanto male, ch'io ancora debba sì lungamente diacere in e brutti ricettacoli coll'altra fetida e corrotta materia uscita dalle umane interiora?" Gridò inverso al cielo, chiedendo vendetta di tanto danno, e che si ponessi ormai fine a tanto dispregio, che poiché quello paese producea le più belle e migliore uve di tutto l'altro mondo, che il meno esse non fussino in vino condotte. Allora Giove fece che il beuto vino da Maumetto elevò l'anima sua inverso il celabro e quello in modo contaminò, che lo fece matto, e partorì tanti errori, che, tornato in sé, fece legge che nessuno asiatico beessi vino. E fu lasciato poi libere le viti co' sua frutti.
     
     
      [Il topo e la donnola]Stando il topo assediato in una piccola sua abitazione, dalla donnola, la quale con continua vigilanza attendea alla sua disfazione, e per uno piccolo spiraculo ragguardava il suo gran periculo. Infrattanto venne la gatta e subito prese essa donnola, e immediate l'ebbe divorata. Allora il ratto, fatto sagrificio a Giove d'alquante sue nocciole, ringraziò sommamente la sua deietà; e uscito fori dalla sua busa a possedere la già persa libertà, de la quale subito, insieme colla vita, fu dalle feroci unglia e denti della gatta privato.
     
      [ Il cedro superbo]Il cedro, insuperbito della sua bellezza, dubita delle piante che li son d'intorno, e fattolesi torre dinanzi, il vento poi, non essendo interrotto, lo gittò per terra diradicato.


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Aforismi novelle e profezie
di Leonardo da Vinci
pagine 51

   





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