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      113. Il quale spirito ritrova[to] il cerebro, donde partito s'era, con voce cotali parole mosse:
      O felice, o avventurato spirito, che donde me partisti! io ho questo omo, a male mio grado, ben conosciuto. Questo è ricetto di villania, questo è propio ammunizione di somma ingratitudine, in compagnia di tutti i vizi.
      Ma che mi vo i' con parole indarno affaticandomi? La somma de' peccati solo 'n ello trovati sono. E se alcuno infra loro si trova che alcuna bontà possegga, non altrimenti che me dalli altri omini trattati sono; e in effetto io ho questa conclusione, ch'è male se li se' amico e peggio se li se' nemico".
      (E se alcuno omo v'è ch'abbi discrezione e bontà, non alt[r]ementi che me dalli altri omini tratta[t]i sono. Mal è se tu li se' familiare e peggio se da esso stai remoto.)
     
      114. Chi vuole essere ricco 'n un dì, è 'mpiccato 'n un anno.
     
      115. Orazio: "Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica."
     
      116. La verità sola fu figliola del tempo.
     
      117. Chi altri offende, sé non sicura.
     
      118. La paura nasce più tosto che altra cosa.
     
      119. Chi dona, non dona sua livrea.
     
      120. Se tu avessi il corpo secondo la virtù, tu non caperesti in questo mondo.
     
      121. Tu cresci in reputazione come il pane in mano a' putti.
     
      122. Qui si conserva il nocciolo, nel quale vestì la virtuosa anima del poeta tale.
     
      123. L'obietto move il senso.
     
      124. Non ti promettere cose e non le fare, si tu [v]e' che, non l'avendo, t'abbino a dare passione.
     
      125. Non mi pare che li omini grossi e di tristi costumi e di poco discorso meritino sì bello strumento, né tante varietà di macchinamenti, quanto li omini speculativi e di gran discorsi, ma solo un sacco, dove si riceva il cibo e donde esso esca, ché invero altro che un transito di cibo non son da essere giudicati, perché niente mi pare che essi participino di spezie umana altro che la voce e la figura, e tutto el resto è assai manco che bestia.


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131