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      13. FAVOLA. La formica trovato uno grano di miglio, il grano, sentendosi preso da quella, gridò: "Se mi fai tanto piacere di lasciarmi fruire il mio desiderio del nascere, io ti renderò cento me medesimi". E così fu fatto.
     
      14. Trovato il ragno uno grappolo d'uve, il quale per la sua dolcezza era molto visitato da ave e diverse qualità di mosche, li parve avere trovato loco molto comodo al suo inganno. E calatosi giù per lo suo sottile filo, e entrato nella nova abitazione, lì ogni giorno, facendosi alli spiraculi fatti dalli intervalli de' grani dell'uve, assaltava, come ladrone, i miseri animali, che da lui non si guardavano. E passati alquanti giorni, il vendemmiatore còlta essa uva e messa coll'altre, insieme con quelle fu pigiato. E così l'uva fu laccio e 'nganno dello ingannatore ragno, come delle ingannate mosche.
     
      15. La vitalba, non istando contenta nella sua siepe, cominciò a passare co' sua rami la comune strada e appiccarsi all'opposita siepe; onde da' viandanti poi fu rotta.
     
      16. Addormentatosi l'asino sopra il diaccio d'un profondo lago, il suo calore dissolvé esso diaccio, e l'asino sott'acqua, a mal suo danno, si destò, e subito annegò.
     
      17. Trovandosi alquanta poca neve appiccata alla sommità d'un sasso, il quale era collocato sopra la strema altezza d'una altissima montagna, e raccolto in sé la maginazione, cominciò con quella a considerare, e infra sé dire:
      Or non son io da essere giudicata altera e superba, avere me, picciola dramma di neve, posto in sì alto loco, e sopportare che tante quantità di neve quanto di qui per me essere veduta pò, stia più bassa di me?


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131