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      32. GOLA. L'avoltore è tanto sottoposto alla gola che andrebbe mille miglia per mangiare d'una carogna e per que[sto] seguita li eserciti.
     
      33. CASTITÀ. La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e se l'uno more, l'altro osserva perpetua castità, e non si posa mai su ramo verde e non beve mai acqua chiara.
     
      34. LUSSURIA. Il palpistrello per la sua isfrenata lussuria non osserva alcuno universale modo di lussuria, anzi maschio con maschio, femmina con femmina, sì come a caso si trovano insieme, usano il lor coito.
     
      35. MODERANZA. L'ermellino, per la sua moderanzia, non mangia se n[on] una sola volta il dì, e prima si lascia pigliare a' cacciatori che volere fuggire nella infangata tana. Per non maculare la sua gentilezza.
     
      35 bis. MODERANZA RAFFRENA TUTTI I VIZI. L'ermellino prima vol morire che 'mbrattarsi.
     
      36. AQUILA. L'aquila, quando è vecchia, vola tanto in alto che abbrucia le sue penne, e natura consente che si rinnovi in gioventù caden[do] nella poca acqua. E se i sua nati non posso[n] tene' la vista nel sole, non li pasce. Nessuno uccel, che non vole morire, non s'accosti al suo nido. Gli animali forte la temano, ma essa a lor non noce: sempre lascia rimanente della sua preda.
     
      37. LUMERPA: FAMA. Questa nasce nell'Asia maggiore, e splende sì forte che toglie le sue ombre, e morendo non perde esso lume, e mai li cade più le penne, e la penna che si spicca più non luce.
     
      38. PELLICANO. Questo porta grande amore a' sua nati, e trovando quelli nel nido morti dal serpente, si punge a riscontro al core, e col suo piovente sangue bagnandoli li torna in vita.


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131

   





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