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      Quan[do] sono superati da cacciatori e che la stanchezza gli vince, percotan li denti - l'elefante - e quelli trattosi, con essi si ricomprano. Sono clementi e conoscano i pericoli. E se esso trova l'omo solo e smarrito piacevolmente lo rimette nella perduta strada. Se truova le pedate dell'omo prima che veda l'omo, esso teme tradimento, onde si ferma e soffia, mostrandola a li altri elefanti, e fanno schiera e vanno assentitamente. Questi vanno sempre a schiere, e 'l più vecchio va innanzi, el secondo d'età resta l'ultimo, e così chiudano la schiera. Temano vergogna, non usano il coito se non di notte e di nascosto, e non tornano dopo il coito alli armenti se prima non si lavano nel fiume. Non combattono [per] femmine come gli altri animali, ed è tanto clemente che malvolentieri per natura noce ai men possenti di sé, e scontrandosi nella mandria o greggi delle pecore, colla sua mano le pone da parte per non le pestare co' piedi, né mai noce se non sono provocati.
      Quando son caduti nella fossa, gli altri con rami terra e sassi riempiano la fossa; in mo[do] l'alzano il fondo ch'esso facilmente riman libero. Temano forte lo stridore de' porci; e, fuggen[do] indirieto, e' non fa manco danno poi co' piedi a' sua che a' nimici. Dilettansi de' fiumi e sempre vanno vagabundi intorno a quegli, e per lo gran peso non possan notare. Divorano le pietre, e tronchi delli alberi son loro gratissimo cibo. Hanno in odio i ratti. Le mosche si dilettano del suo odore, e posandosili addosso, quello arrappa la pelle e ficca ['n] le pieghe strette, l'uccide.


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131