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      .. gati nelle loro propi... saran po...
     
      173. I' son colui che nacqui inanzi al padre;
      la terza parte delli omini uccisi;
      po' tornai nel ventre alla mia madre.
     
      174. O Moro, io moro, se con tua moralità non mi amari; tanto il vivere m'è amaro!
      FACEZIE
     
      1. Uno vede una grande spada allato a un altro e dice: "O poverello! ell'è gran tempo ch'io t'ho veduto legato a questa arme: perché non ti disleghi, avendo le mani disciolte e possiedi libertà?".
      Al quale costui rispose: "Questa è cosa non tua, anzi è vecchia".
      Questo, sentendosi mordere, rispuose: "Io ti conosco sapere sì poche cose in questo mondo, ch'io credevo che ogni divulgata cosa a te fussi per nova".
     
      2. Uno disputandosi e vantandosi di sapere fare molti vari e belli giochi, un altro de' circustanti disse: "Io so fare uno gioco il quale farà trarre le brache a chi a me parirà". Il primo vantatore, trovandosi sanza brache: "Che no", disse, "che a me non le farai trarre! E vadane un paro di calze". Il proponitore d'esso gioco, accettato lo 'nvito, impromutò più para di brache e trassele nel volto al mettitore delle calze. E vinse il pegno.
     
      3. Uno disse a un suo conoscente: "Tu hai tutti li occhi trasmutati in istrano colore". Quello li rispose intervenirli spesso. "Ma tu non ci hai posto cura? E quando t'addivien questo?". Rispose l'altro: "Ogni volta ch'e mia occhi veggono il tuo viso strano, per la violenza ricevuta da sì gran dispiacere,
      subito e' s'impallidiscano e mutano in istran colore".
     
      4. Uno disse a un altro: "Tu hai tutti li occhi mutati in istran colore". Quello li rispose: "Egli è perché i mia occhi veggono il tuo viso strano".


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
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Moro