.. gati nelle loro propi... saran po...
173. I' son colui che nacqui inanzi al padre;
la terza parte delli omini uccisi;
po' tornai nel ventre alla mia madre.
174. O Moro, io moro, se con tua moralità non mi amari; tanto il vivere m'è amaro!
FACEZIE
1. Uno vede una grande spada allato a un altro e dice: "O poverello! ell'è gran tempo ch'io t'ho veduto legato a questa arme: perché non ti disleghi, avendo le mani disciolte e possiedi libertà?".
Al quale costui rispose: "Questa è cosa non tua, anzi è vecchia".
Questo, sentendosi mordere, rispuose: "Io ti conosco sapere sì poche cose in questo mondo, ch'io credevo che ogni divulgata cosa a te fussi per nova".
2. Uno disputandosi e vantandosi di sapere fare molti vari e belli giochi, un altro de' circustanti disse: "Io so fare uno gioco il quale farà trarre le brache a chi a me parirà". Il primo vantatore, trovandosi sanza brache: "Che no", disse, "che a me non le farai trarre! E vadane un paro di calze". Il proponitore d'esso gioco, accettato lo 'nvito, impromutò più para di brache e trassele nel volto al mettitore delle calze. E vinse il pegno.
3. Uno disse a un suo conoscente: "Tu hai tutti li occhi trasmutati in istrano colore". Quello li rispose intervenirli spesso. "Ma tu non ci hai posto cura? E quando t'addivien questo?". Rispose l'altro: "Ogni volta ch'e mia occhi veggono il tuo viso strano, per la violenza ricevuta da sì gran dispiacere,
subito e' s'impallidiscano e mutano in istran colore".
4. Uno disse a un altro: "Tu hai tutti li occhi mutati in istran colore". Quello li rispose: "Egli è perché i mia occhi veggono il tuo viso strano".
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Moro
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