3. a) Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contraddizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s'impara uno eterno gridore.
b) Li abbreviatori delle opere fanno ingiuria alla cognizione e allo amore, con ciò sia che l'amore di qualunche cosa è figliol d'essa cognizione, e l'amore è tanto più fervente quanto la cognizione è più certa; la qual certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte quelle parte, le quali, essendo insieme unite, compongano il tutto di quelle cose che debbono essere amate.
Che vale a quel che per abbreviare le parte di quelle cose che lui fa professione di darne integral notizia, che lui lasci indirieto la maggior parte delle cose di che il tutto è composto?
Egli è vero che la impazienzia, madre della stoltizia, è quella che lalda la brevità. Come se questi tali non avessino tanto di vita che li servissi a potere avere una intera notizia d'un sol particulare, come è un corpo umano! E poi vogliano abbracciare la mente di Dio, nella quale s'include l'universo, caratando e minuzzando quella in infinite parte, come l'avessino anatomizzate!
O stoltizia umana! non t'avvedi tu, che tu se' stato con teco tutta la tua età, e non hai ancora notizia di quella cosa che tu più possiedi, cioè della tua pazzia? e voli poi, colla moltitudine de' sofistichi, ingannare te e altri, splezzando le matematiche scienze, nelle qual si contiene la vera notizia delle cose che in lor si contengano; o vòi poi scorrere ne' miracoli e scrivere e dar notizia di quelle cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessun esemplo naturale; e ti pare avere fatto miraculi quando tu ha' guasto una opera d'alcuno ingegno speculativo; e non t'avvedi che tu cadi nel medesimo errore che fa quello che denuda la pianta dell'ornamento de' sua rami, pieni di fronde miste colli odoriferi fiori e frutti sopra, [e] dimostra in quella pianta esser da fare di ignude tavole!
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Dio
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