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      A te non valse le ramute e gagliarde ischiene colle quali tu, seguitando la tua pleda, solcavi, col petto aprendo con tempesta, le salse onde.
      O quante volte furono vedute le impaurite schiere de' delfini e de' gran tonni fuggire da l'impia tua furia! E tu colle veloci e ramute ali e colla forcelluta coda fu[l]minando generavi nel mare subita tempesta con gran busso e sommersione di navili, con grande ondamento empievi gli scoperti liti degli impauriti e sbigottiti pesci. Togliendosi a te, per lasciato mare rimasi in secco, divenivano superchia e abbondante pleda de' vicini popoli.
      O tempo, consumatore delle cose, in te rivolgendole dài alle tratte vite nuove e varie abitazioni.
      O tempo, veloce pledatore delle cleate cose, quanti re, quanti popoli hai tu disfatti, e quante mutazioni di stati e vari casi sono seguiti, po' che la maravigliosa forma di questo pesce qui morì!
      Per le cavernose e ritorte interiora...
      Ora disfatto dal tempo, paz[i]ente diaci in questo chiuso loco.
      Colle ispogliate, spolpate e ignude ossa hai fatto armadura e sostegno al sopraposto monte.
     
      2. a) O quante volte fusti tu veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, col setoluto e nero dosso, a guisa di montagna e con grave e superbo andamento!
     
      b) E spesse volte eri veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, e col superbo e grave moto gir volteggiando in fra le marine acque. E con setoluto e nero dosso, a guisa di montagna, quelle vincere e sopraffare!
     
      c) O quante volte fusti tu veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, a guisa di montagna quelle vincere e sopraffare, e col setoluto e nero dosso solcare le marine acque, e con superbo e grave andamento!


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131