IL SITO DI VENERE
1. a) PEL SITO DI VENERE. Farai le scale da quattro facce, per le quali si perven[g]a a un prato fatto dalla natura sopra un sasso; il quale sia fatto voto e sostenuto dinanzi con pilastri, e sotto traforato con magno portico; nelli quali vada[n] l'acque in diversi vasi di graniti, porfidi e serpentini dentro a emicicli, e spanda[n] l'acqua in se medesimi e dintorno a tal portico. Inverso tramontana sia 'l lago con una isoletta in mezzo, nella quale sia un folto e ombroso bosco. L'acque in testa a' pilastri sien versate in vasi ai pič de' sua imbasamenti collocati, de' quali si sparga piccoli rivetti.
b) Partendosi dalla riviera di Cilizia inver meridio si [scopre] la bellezza dell'isola di Cipri, la qua[le]...
2. Dalli meridianali lidi di Cilizia si vede per australe la bell'isola di Cipri, la qual fu regno della dea Venere, e molti, incitati dalla sua bellezza, hanno rotte lor navili e sarte infra li scogli, circundati dalle r[e]verti[gi]nali onde. Quivi la bellezza del dolce colle invita i vagabundi navicanti a recrearsi infra le sue fiorite verdure, fra le quali i venti raggirandosi empiano l'isola e 'l circunstante mare di suavi odori. O quante navi quivi giā son sommerse! o quanti navili rotti negli scogli! Quivi si potrebbe vedere innumerabili navili: chi č rotto e mezzo coperto dalla rena, chi si mosta da poppa e chi da prua, chi da carena e chi da costa. E parrā a similitudine d'un Giudizi[o], che voglia risucitare navili morti, tant'č la somma di quelli, che copre tutto il lito settantrionale.
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