E noi seguitammo la fuga.
c) O quanti vani assalimenti furono usati contro a questa indiavolata, a la quale ogni offesa era niente! O misere genti, a voi non vale le inispugnabili fortezze, a voi non l'alte mura de le città, a voi non l'essere in moltitudine, non le case o palazzi! Non v'è restato se non le piccole buche e cavesotterrane; a modo di granchi o grilli o simili animali trovate salute e vostro scampo!
O quante infilici madri e padri furo private de' figlioli! O quante misere femmine private de la lorcompagnia! Certo certo, caro mio Benedetto, io non credo che, poi che 'l mondo fu creato, fussi mai visto un lamento, un pianto pubblico esser fatto con tanto terrore!
d) Certo in questo caso la spezie umana ha da 'nvidiare ogni altra generazione d'animali: imperocché, se l'aquila vince per [p]otenza li altri uccelli, il meno non son vinti per velocità di volo, onde le rondine colla lo[r] prestezza scampano da la rapina de lo smerlo; i dalfini con lo[r] veloce fuga scampano da la rapina de le balene e de' gran capidogli; ma noi, miseri! non ci vale alcuna fuga, imperocché questa, con lento passo, vince di gran lunga il corso d'ogni veloce corsiero. Non so che mi dire o che mi fare, e mi pare tuttavia trovarmi a notare a capo chino per la gran g[o]la, e rimane[r] con cunfusa morte sepolto nel gran ventre.
3. Era più nero ch'un calabrone,
gli occhi avea rossi, com'un foco ardentee cavalcava sopra un gran ronzone
largo se' spanne e lungo più di 20,
con se' giganti attaccati all'arcione,
| |
Benedetto
|