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      216. Della varietà di un medesimo colore in varie distanze dall'occhio.
     
      Infra i colori della medesima natura, quello manco si varia che meno si rimuove dall'occhio. Provasi, perché l'aria che s'interpone infra l'occhio e la cosa veduta occupa alquanto la detta cosa: e se l'aria interposta sarà di gran somma, allora la cosa veduta si tingerà forte del colore di tal aria, e se tale aria sarà di sottile quantità, allora l'obietto sarà poco impedito.
     
     
      217. Della verdura veduta in campagna.
     
      Della verdura delle campagne di pari qualità, quella parrà essere piú oscura che sarà nelle piante degli alberi, e piú chiara si dimostrerà quella de' prati.
     
     
      218. Qual verdura parrà partecipare piú d'azzurro.
     
      Quelle verdure si dimostreranno partecipare piú d'azzurro, le quali saranno di piú oscura ombrosità; e questo si prova per la settima, che dice che l'azzurro si compone di chiaro e d'oscuro in lunghe distanze.
     
     
      219. Qual è quella superficie che meno che le altre dimostra il suo vero colore.
     
      Quella superficie mostrerà meno il suo vero colore, la quale sarà piú tersa e pulita. Questo vediamo nelle erbe de' prati e nelle foglie degli alberi, le quali, essendo di pulita e lustra superficie, pigliano il lustro nel quale si specchia il sole o l'aria che le illumina, e cosí in quella parte del lustro sono private del loro natural colore.
     
     
      220. Qual corpo ti mostrerà piú il suo vero colore.
     
      Quel corpo piú dimostrerà il suo vero colore, del quale la superficie sarà men pulita e piana. Questo si vede ne' pannilini e nelle foglie delle erbe ed alberi che sono pelose, nelle quali alcun lustro si può generare, onde per necessità, non potendo specchiare gli obietti, solo rendono all'occhio il loro vero colore e naturale, non essendo quello corrotto da alcun corpo che li illumini con un colore opposto, come quello del rossore del sole quando tramonta e tinge i nuvoli del suo proprio colore.


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Trattato della Pittura
di Leonardo da Vinci
pagine 416