291. Dell'attitudine.
La fontanella della gola cade sopra il piede, e, gittando un braccio innanzi, la fontanella esce d'esso piede; e se la gamba gitta indietro, la fontanella va innanzi, e cosí si muta in ogni attitudine.
292. De' movimenti delle membra, quando si figura l'uomo, che sieno atti propri.
Quella figura, il movimento della quale non è compagno dell'accidente ch'è finto essere nella mente di essa, mostra le membra non essere obbedienti al giudizio della detta figura, e il giudizio dell'operatore essere di poca valetudine.
293. Ogni moto della figura finta dev'essere fatto in modo che mostri effetto.
Quel movimento ch'è finto essere appropriato all'accidente mentale, ch'è nella figura, dev'esser fatto di gran prontitudine, e che mostri in essa grande affezione e fervore; altrimenti tal figura sarà detta due volte morta, com'è morta perché essa è finta, e morta un'altra volta quando essa non dimostra moto né di mente né di corpo.
294. De' moti propri dimostratori del moto della mente del motore.
I moti ed attitudini delle figure vogliono dimostrare il proprio accidente mentale dell'operatore di tali moti in modo che nessun'altra cosa possano significare.
295. De' moti propri operati da uomini di diverse età.
I moti propri saranno di tanto maggiore o minor prontitudine e dignità, secondo l'età, prosperità o dignità dell'operatore di tal moto; cioè i moti di un vecchio o quelli di un fanciullo non saranno pronti come quelli di un garzone fatto, ed ancora i moti di un re od altra dignità devono essere di maggiore gravità e reverenza, che quelli di un facchino od altro vil uomo.
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