296. De' movimenti dell'uomo e d'altri animali.
I movimenti dell'uomo sopra un medesimo accidente sono infinitamente varî in se medesimi. Provasi cosí: sia che uno dia una percussione sopra qualche obietto; dico che tale percussione è in due disposizioni, cioè, o ch'egli è in alzare la cosa, che deve discendere alla creazione della percussione, o ch'egli è nel moto, che discende. O sia l'uno, o sia l'altro modo, qui non si negherà che il moto non sia fatto in ispazio, e che lo spazio non sia quantità continua, e che ogni quantità continua non sia divisibile in infinito. Adunque è concluso: ogni moto della cosa che discende è variabile in infinito.
297. Di un medesimo atto veduto da varî siti.
Una medesima attitudine si dimostrerà variata in infinito, perché da infiniti luoghi può esser veduta; i quali luoghi hanno quantità continua, e la quantità continua è divisibile in infinito. Adunque infinitamente varî siti mostrano ogni azione umana in se medesima.
298. Della membrificazione de' nudi e loro operazioni.
Le membra degl'ignudi debbono essere piú o meno evidenti negli scoprimenti de' muscoli, secondo la maggiore o minor fatica de' detti membri.
299. Degli scoprimenti o coprimenti de' muscoli di ciascun membro nelle attitudini degli animali.
Ricordo a te, pittore, che ne' movimenti che tu fingi esser fatti dalle tue figure tu scopra quei muscoli, i quali soli si adoprano nel moto ed azione della tua figura; e quel muscolo che in tal caso è piú adoperato, piú si manifesti, e quello ch'è meno adoperato, meno si spedisca; e quello che nulla adopera, resti lento e molle e con poca dimostrazione.
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