Si vede ancora in uno che sia per cadere riverso su l'uno de' suoi lati laterali, che sempre getta fuori il braccio dall'opposita parte.
313. Del moto umano.
Quando tu vuoi fare l'uomo motore d'alcun peso, considera che i moti debbono esser fatti per diverse linee, cioè o di basso o in alto con semplice moto, come fa quello che chinandosi piglia il peso che rizzandosi vuole alzare, o quando vuole strascinarsi alcuna cosa dietro, ovvero spingere innanzi, o vuol tirare in basso con corda che passa per carrucola. Qui si ricorda che il peso dell'uomo tira tanto quanto il centro della gravità sua è fuori del centro del suo sostentacolo; a questo s'aggiunge la forza che fanno le gambe e la schiena piegate nel suo rizzarsi.
Ma non si scende o sale, né mai si cammina per nessuna linea, che il piè di dietro non alzi il calcagno.
314. Del moto creato dalla distruzione del bilico.
Il moto è creato dalla distruzione del bilico, cioè dalla inegualità, imperocché nessuna cosa per sé si muove che non esca dal suo bilico, e quella si fa piú veloce, che piú si rimuove dal detto suo bilico.
315. Del bilico delle figure.
Se la figura posa sopra uno de' suoi piedi, la spalla di quel lato che posa sarà sempre piú bassa che l'altra, e la fontanella della gola sarà sopra il mezzo della gamba che posa. Il medesimo accadrà per qualunque linea noi vedremo essa figura, essendo senza braccia sportanti non molto fuori della figura, o senza peso addosso, o in mano, o in ispalla, o sportamento della gamba che non posa innanzi o indietro.
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