616. Delle cose bianche remote dall'occhio.
La cosa bianca rimossa dall'occhio, quanto piú si rimuove, piú perde la sua bianchezza, e tanto piú quanto il sole l'illumina, perché partecipa del colore del sole misto col colore dell'aria che s'interpone infra l'occhio ed il bianco. La quale aria, se il sole è all'oriente, si mostra torba e rosseggiante mediante i vapori che in essa si levano; ma se l'occhio si volterà all'oriente, vedrà solamente le ombre del bianco partecipare del colore azzurro.
617. Delle ombre delle cose remote e lor colore.
Le ombre delle cose remote parteciperanno tanto piú di colore azzurro, quanto esse saranno in sé piú oscure e piú remote; e questo accade per la interposizione della chiarezza dell'aria che s'intramette infra l'oscurità de' corpi ombrosi interposti infra il sole e l'occhio che la vede; ma se l'occhio si volta in opposito al sole, non vedrà simile azzurro.
618. Delle ombre, e quali sono quelle primitive che saranno piú oscure sopra il suo corpo.
Le ombre primitive si faranno piú oscure, che saran generate in superficie di corpo piú denso, e pel contrario piú chiare nelle superficie de' corpi piú rari; questo è manifesto, perché le specie di quegli obietti che tingono de' lor colori i contrapposti corpi s'imprimono con maggior vigore, le quali trovan piú densa e pulita superficie sopra essi corpi. Provasi, e sia il corpo denso rs interposto infra l'obietto luminoso nm e l'obietto ombroso op; per la settima del nono, che dice: la superficie di ogni corpo partecipa del colore del suo obietto, diremo adunque che la parte dcr di esso corpo è illuminata, perché il suo obietto nm è luminoso: e per simil modo diremo la parte opposita abs essere ombrosa, perché il suo obietto è oscuro; e cosí è concluso il nostro proposito.
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