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      649. Del lume derivativo.
     
      Il lume derivativo risulta da due cose, cioè lume originale e corpo ombroso.
     
     
      650. De' lumi.
     
      I lumi che illuminano i corpi opachi sono di quattro sorta, cioè universale, com'è quello dell'aria che è dentro al nostro orizzonte; e particolare, com'è quello del sole, o di una finestra, o porta, o altro spazio; il terzo è il lume riflesso; quarto è quello il quale passa per cose trasparenti, come tela o carta e simili, ma non trasparenti come vetri, o cristalli, od altri corpi, i quali fanno il medesimo effetto, come se nulla fosse interposto infra il corpo ombroso ed il lume che lo illumina, e di questi parleremo distintamente nel nostro discorso.
     
     
      651. Di illuminazione e lustro.
     
      L'illuminazione è partecipazione di luce, e lustro è specchiamento di essa luce.
     
     
      652. Di ombra e lume.
     
      Tenebre è privazione di luce, e luce è privazione di tenebre; ombra è mistione di tenebre con luce, e sarà di tanto maggiore o minore oscurità, quanto la luce che con essa si mischia sarà di minore o di maggior potenza.
     
     
      653. Di ombra e lume.
     
     
     
      Quell'obietto avrà le sue ombre e lumi di termini piú insensibili, il quale sarà interposto infra maggiori obietti oscuri e chiari di quantità continui. Provasi, e sia l'obietto o, il quale è interposto infra l'ombroso nm e il luminoso rs; dico che l'obietto ombroso cinge quasi tutto l'obietto colla sua piramide nam, e il simile fa all'opposito la piramide del luminoso rcs; e per l'ottava del quinto è concluso quello che si propone, la quale dice, che quella parte dello sferico sarà piú oscura che piú vede della anteposta oscurità; seguita che c è piú oscuro che in alcuna altra parte di esso sferico; e lo prova la seconda figura; bac vede tutta la oscurità egf; tale oscurità non s'imprime sopra esso bac con egual potenza, perché non s'imprime con uniforme quantità, conciossiaché a, che vede tutta l'oscurità ef, è molto piú oscuro che b, il quale ne vede solamente la metà eg; e il simile accade in c, ch'è veduto dall'ombra gf.


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Trattato della Pittura
di Leonardo da Vinci
pagine 416