784. Delle cime de' monti che si scoprono all'occhio l'una piú alta dell'altra, che le proporzioni delle distanze non sono colle proporzioni de' colori.
Quando l'occhio vede le cime de' monti di eguali distanze ed altezze sotto di sé, esso non vedrà i colori delle cime di tali monti di diminuzione di colori nella medesima proporzione delle già dette distanze, perché passano all'occhio per diverse grossezze d'aria. Provasi: siano o p q le cime di tre monti, che in sé sono di un medesimo colore e di medesima distanza l'una dall'altra; a sia l'occhio che le vede, il quale è piú alto ch'esse cime; dico che la proporzione delle qualità delle distanze che hanno infra esse le cime di tali monti non saranno una medesima con la proporzione delle diminuzioni de' colori di tali cime di monti; e questo nasce perché essendo a o due, e a p quattro, e a q sei, cioè nella proporzione dell'egualità, l'aria no non è subdupla all'aria mp, ma subtripla, e lo spazio dall'occhio ao è subduplo allo spazio ap, e lo spazio ao è subquadruplo allo spazio sq, che secondo lo spazio de' monti avrebbe ad essere subtriplo.
785. Delle cime de' monti che non diminuiscono ne' colori secondo la distanza delle cime loro.
Quando le cime de' monti saranno di eguale distanza l'una dall'altra e di egual differenza di altezze infra loro, esse saranno ancora in egual differenza di altezze e di sottilità d'aria, ma non in eguale diminuzione di colori, perché la piú alta sarà piú oscura ch'essa non deve. Provasi, perché la cima o è tutta nell'aria grossa, e forte s'imbianca di essa aria, p è veduta dall'occhio a in meno aria grossa com'è ra, e nell'aria piú sottile tutto pr; adunque s'imbianca quasi come o; q è veduto per l'aria grossa tutto ia e nella piú sottile ki, ed in piú sottile lk; questa è piú chiara che o, ma non quanto si richiede a tale distanza.
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