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      Molti luoghi depresse, molti ricolmò suscitando i monti e le colline, cosperse la notte di stelle, rassottigliò e ripurgò la natura dell'aria, ed accrebbe il giorno di chiarezza e di luce, rinforzò e contemperò più diversamente che per l'addietro i colori del cielo e delle campagne, confuse le generazioni degli uomini in guisa che la vecchiezza degli uni concorresse in un medesimo tempo coll'altrui giovanezza e puerizia. E risolutosi di moltiplicare le apparenze di quell'infinito che gli uomini sommamente desideravano (dappoi che egli non li poteva compiacere della sostanza), e volendo favorire e pascere le coloro immaginazioni, dalla virtù delle quali principalmente comprendeva essere proceduta quella tanta beatitudine della loro fanciullezza; fra i molti espedienti che pose in opera (siccome fu quello del mare), creato l'eco, lo nascose nelle valli e nelle spelonche, e mise nelle selve uno strepito sordo e profondo, con un vasto ondeggiamento delle loro cime. Creò similmente il popolo de' sogni, e commise loro che ingannando sotto più forme il pensiero degli uomini, figurassero loro quella pienezza di non intelligibile felicità, che egli non vedeva modo a ridurre in atto, e quelle immagini perplesse e indeterminate, delle quali esso medesimo, se bene avrebbe voluto farlo, e gli uomini lo sospiravano ardentemente, non poteva produrre alcun esempio reale.
      Fu per questi provvedimenti di Giove ricreato ed eretto l'animo degli uomini, e rintegrata in ciascuno di loro la grazia e la carità della vita, non altrimenti che l'opinione, il diletto e lo stupore della bellezza e dell'immensità delle cose terrene.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Giove