Pagina (97/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ora, a quegli stessi che da natura sono disposti e pronti a ricevere e a rinnovellare in se qualunque immagine o affetto saputo acconciamente esprimere dagli scrittori, intervengono moltissimi tempi di freddezza, noncuranza, languidezza d'animo, impenetrabilità, e disposizione tale, che, mentre dura, li rende o conformi o simili agli altri detti dianzi; e ciò per diversissime cause, intrinseche o estrinseche, appartenenti allo spirito o al corpo, transitorie o durevoli. In questi cotali tempi, niuno, se ben fosse per altro uno scrittore sommo, è buon giudice degli scritti che hanno a muovere il cuore o l'immaginativa. Lascio la sazietà dei diletti provati poco prima in altre letture tali; e le passioni, più o meno forti, che sopravvengono ad ora ad ora; le quali bene spesso tenendo in gran parte occupato l'animo, non lasciano luogo ai movimenti che in altra occasione vi sarebbero eccitati dalle cose lette. Così, per le stesse o simili cause, spesse volte veggiamo che quei medesimi luoghi, quegli spettacoli naturali o di qualsivoglia genere, quelle musiche, e cento sì fatte cose, che in altri tempi ci commossero, o sarebbero state atte a commuoverci se le avessimo vedute o udite; ora vedendole e ascoltandole, non ci commuovono punto, né ci dilettano; e non perciò sono men belle o meno efficaci in se, che fossero allora.
      Ma quando, per qualunque delle dette cagioni, l'uomo è mal disposto agli effetti dell'eloquenza e della poesia, non lascia egli nondimeno né differisce il far giudizio dei libri attenenti all'un genere o all'altro, che gli accade di leggere allora la prima volta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308