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      Tal memoria n'avanzaDel viver nostro: ma da tema è lunge
      Il rimembrar. Che fummo?
      Che fu quel punto acerboChe di vita ebbe nome?
      Cosa arcana e stupendaOggi è la vita al pensier nostro, e tale
      Qual de' vivi al pensieroL'ignota morte appar. Come da morte
      Vivendo rifuggia, così rifuggeDalla fiamma vitale
      Nostra ignuda natura;
      Lieta no ma sicura;
      Però ch'esser beatoNega ai mortali e nega a' morti il fato.
      Ruysch fuori dello studio, guardando per gli spiragli dell'uscio. Diamine! Chi ha insegnato la musica a questi morti, che cantano di mezza notte come galli? In verità che io sudo freddo, e per poco non sono più morto di loro. Io non mi pensava perché gli ho preservati dalla corruzione, che mi risuscitassero. Tant'è: con tutta la filosofia, tremo da capo a piedi. Mal abbia quel diavolo che mi tentò di mettermi questa gente in casa. Non so che mi fare. Se gli lascio qui chiusi, che so che non rompano l'uscio, o non escano pel buco della chiave, e mi vengano a trovare al letto? Chiamare aiuto per paura de' morti, non mi sta bene. Via, facciamoci coraggio, e proviamo un poco di far paura a loro.
      Entrando. Figliuoli, a che giuoco giochiamo? non vi ricordate di essere morti? che è cotesto baccano? forse vi siete insuperbiti per la visita dello Czar,(2) e vi pensate di non essere più soggetti alle leggi di prima? Io m'immagino che abbiate avuto intenzione di far da burla, e non da vero. Se siete risuscitati, me ne rallegro con voi; ma non ho tanto, che io possa far le spese ai vivi, come ai morti; e però levatevi di casa mia.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Czar