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      Che quanto a ritornarci in quello stato primo, e alla vita disegnataci dalla natura; questo non si potrebbe appena, e in nessun modo forse, circa l'estrinseco; e per rispetto all'intrinseco, che è quello che più rileva, senza alcun dubbio sarebbe impossibile affatto. Qual cosa è manco naturale della medicina? così di quella che si esercita con la mano, come di quella che opera per via di farmachi. Che l'una e l'altra, la più parte, sì nelle operazioni che fanno, e sì nelle materie, negli strumenti e nei modi che usano, sono lontanissime dalla natura: e i bruti e gli uomini selvaggi non le conoscono. Nondimeno, perocché ancora i morbi ai quali esse intendono di rimediare, sono fuor di natura, e non hanno luogo se non per cagione della civiltà, cioè della corruttela del nostro stato; perciò queste tali arti, benché non sieno naturali, sono e si stimano opportune, e anco necessarie. Così questo atto dell'uccidersi, il quale ci libera dalla infelicità recataci dalla corruzione, perché sia contrario alla natura, non seguita che sia biasimevole: bisognando a mali non naturali, rimedio non naturale. E saria pur duro ed iniquo che la ragione, la quale per far noi più miseri che naturalmente non siamo, suol contrariar la natura nelle altre cose; in questa si confederasse con lei, per torci quello estremo scampo che ci rimane; quel solo che essa ragione insegna; e costringerci a perseverare nella miseria.
      La verità è questa, Plotino. Quella natura primitiva degli uomini antichi, e delle genti selvagge e incolte, non è più la natura nostra: ma l'assuefazione e la ragione hanno fatto in noi un'altra natura; la quale noi abbiamo, ed avremo sempre, in luogo di quella prima.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Plotino