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      Non è vero?
      Venditore. Speriamo.
      Passegere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
      Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
      Passegere. Ecco trenta soldi.
      Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
      DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICOAmico. Ho letto il vostro libro. Malinconico al vostro solito.
      Tristano. Sì, al mio solito.
      Amico. Malinconico, sconsolato, disperato; si vede che questa vita vi pare una gran brutta cosa.
      Tristano. Che v'ho a dire? io aveva fitta in capo questa pazzia, che la vita umana fosse infelice.
      Amico. Infelice sì forse. Ma pure alla fine.
      Tristano. No no, anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scrissi cotesto libro, io aveva quella pazzia in capo, come vi dico. E n'era tanto persuaso, che tutt'altro mi sarei aspettato, fuorché sentirmi volgere in dubbio le osservazioni ch'io faceva in quel proposito, parendomi che la coscienza d'ogni lettore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. Solo immaginai che nascesse disputa dell'utilità o del danno di tali osservazioni, ma non mai della verità: anzi mi credetti che le mie voci lamentevoli, per essere i mali comuni, sarebbero ripetute in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi negarmi, non qualche proposizione particolare, ma il tutto, e dire che la vita non è infelice, e che se a me pareva tale, doveva essere effetto d'infermità, o d'altra miseria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordito, immobile come un sasso, e per più giorni credetti di trovarmi in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: gli uomini sono in generale come i mariti.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308