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      Sarebbe libro da ridere, se non fosse oscurissimo. Dice il medico, averlo scritto a fine principalmente di prolungare la vita al nuovo Pontefice, necessaria al mondo; confortato anche a scriverlo da due Cardinali, desiderosi oltremodo dello stesso effetto. Nella dedicatoria, vives igitur, dice, beatissime pater, ni fallor, diutissime. E nel corpo dell'opera, avendo cercato in un capitolo intero cur Pontificum supremorum nullus ad Petri annos pervenerit, ne intitola un altro in questo modo: Iulius III papa videbit annos Petri et ultra; huius libri, pro longæva hominis vita ac christianæ religionis commodo, immensa utilitate. Ma il Papa morì cinque anni appresso, in età di sessantasette. Quanto a sé, il medico prova che se egli per caso non passerà o non toccherà il centoventesimo anno dell'età sua, non sarà sua colpa, e i suoi precetti non si dovranno disprezzare per questo. Si conchiude il libro con una ricetta intitolata, Iulii III vita longævae ac semper sanæ consilium.
      (3) Vedi Luciano, Dial. Menip. et Chiron. opp. tom. 1, p. 514.
      (4) Pindaro, Pyth. od. 10, v. 46 et seqq. Strabone, lib. 15, p. 710 et seqq. Mela, lib. 3, cap. 5. Plinio, lib. 4, cap. 12 in fine.
      (5) Plinio, lib. 6, cap. 30; lib. 7, cap. 2. Arriano, Indic., cap. 9.
      (6) Lettres philosophiques, lett. 11.
      (7) Suida, voc. ????? ?????.
      DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE
      (1) Ebbe Torquato Tasso, nel tempo dell'infermità della sua mente, un'opinione simile a quella famosa di Socrate; cioè credette vedere di tratto in tratto uno spirito buono ed amico, e avere con esso lui molti e lunghi ragionamenti.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





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