V. i miei pensieri p. 2473. Ma come uomo d'ingegno, non tardai a far profitto dell'esperienza, ed avendo conosciuto la vera natura della società e de' tempi miei (che saranno stati diversi dai vostri), non feci come quei stolti che pretendono colle opere e coi detti loro di rinnuovare il mondo, che fu sempre impossibile, ma quel ch'era possibile, rinnovai me stesso. E quanto maggiore era stato l'amor mio per la virtù, e quindi quanto maggiori le persecuzioni, i danni e le sventure ch'io ne dovetti soffrire, tanto più salda e fredda ed eterna fu la mia apostasia. E tanto più eroicamente mi risolvetti di far guerra agli uomini senza né tregua né quartiere (dove fossero vinti), quanto meglio per esperienza m'accorsi ch'essi non l'avrebbero dato a me, s'io fossi durato nell'istituto di prima. Poi volgendomi a scrivere e filosofare, non diedi precetti di morale, ch'era già irreparabilmente abolita e distrutta quanto al fatto, sapendo bene (come ho detto) che il mondo non si può rinnovare; ma da vero filosofo insegnai quella regola di governare e di vivere ch'era sottentrata alla morale per sempre, che s'usava realmente, e che realmente e unicamente poteva giovare e giovava a chi l'avesse imparata. E in questo solo mancai al mio proposito di nuocere e di tradire. Perocché facendo professione di scrittore (e quindi di maestro de' lettori e della vita) non ingannai gli uomini considerati come miei discepoli, e promettendo loro di ammaestrarli, non li feci più rozzi e stolti di prima, non insegnai loro cose che poi dovessero disimparare: e in somma professando, come scrittore didascalico, di mirare all'utilità de' lettori, non diedi loro precetti dannosi o falsi, ma spiegai loro distintamente e chiaramente l'arte vera ed utile, istituendo non quanto al fatto, ma quanto all'osservazione de' fatti, ch'è proprio debito del filosofo, e quanto alle dottrine che ne derivano, una nuova scuola o filosofia da sostituire alla tua Socratica sua contraria, e da durare e giovare (per quello ch'io mi pensi) assai più di lei, e d'ogni altra, e forse mentre gli uomini saranno uomini, cioè diavoli in carne.
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Socratica
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