Pagina (269/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non viveva già naturalmente, e come tutti gli altri, ma in mille modi loro propri. E perciò avevano questa particolarità curiosa che non potevano mai esser contenti né felici, cosa maravigliosa per le bestie che non hanno mai pensato ad essere scontenti della loro sorte. T. Oh io non ho mai veduto un bue che fosse scontento d'essere un bue. Cagioni dell'infelicità umana, la vita non naturale, la scienza (e questa darà materia ne' vari suoi rami a infinite considerazioni e ridicoli), le opinioni ec. Credevano poi che il mondo fosse fatto per loro. T. Oh questa sì ch'è bellissima! come se non fosse fatto per li tori. C. Tu burli. T. Come burlo? C. Eh via, non sai ch'è fatto per li cavalli? T. Tu pure hai la pazzia degli uomini? C. Tu mi sembri il pazzo a dire che il mondo sia per li buoi, quando tutti sanno ch'è fatto per noi. T. Anzi tutti sanno ec. E vuoi vederlo? Per li buoi v'è luogo da per tutto e chi non è bue non fa fortuna in questo mondo. C. Ben bene, lasciamo stare questi discorsi, e tu pensala come ti pare ch'io so quello che m'abbia da credere. Esercitavano un grande impero sugli altri animali, sopra noi sopra i buoi ec. come fanno adesso le scimie, che qualche volta ci saltano indosso, e con qualche ramuscello ci frustano e ci costringono a portarle ec. In somma questo Dialogo deve contenere un colpo d'occhio in grande, filosofico e satirico sopra la razza umana considerata in natura, e come una delle razze animali, rendutasi curiosa per alcune singolarità, insinuare la felicità destinataci dalla natura in questo mondo come a tutti gli altri esseri, perduta da noi per esserci allontanati dalla natura, discorrere con quella maraviglia che dev'essere in chiunque si trovi nello stato naturale, delle nostre passioni, dell'ambizione, del danaro, della guerra, del suicidio, delle stampe, della tirannia, della previdenza, delle scelleraggini, ec. ec.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Dialogo