G. V. E. mi perdoni. Aveva sentito dire che il vero e grande ingegno, risplende attraverso qualunque riparo, e non ostante qualunque impedimento, presto o tardi prevale.
M. Chi te l'ha detto? Qualche antiquario che l'ha imparato dalle iscrizioni, o qualche tarlo che l'ha trovato scritto nei codici in pergamena? Anticamente lo so ancor io che il fatto stava cosě come tu dici, ma non dopo che l'esperienza e l'incivilimento m'hanno trasformato in un altro da quello di prima. Specchiati in Dante Alighieri, in Cristoforo Colombo, in Luigi Camoens, in Torquato Tasso, in Michele Cervantes, in Galileo Galilei, in Francesco Quevedo, in Giovanni Racine, in Francesco Fénélon, in Giacomo Thomson, in Giuseppe Parini, in Giovanni Melendez, e in cento mila altri. Che se costoro hanno avuto qualche fama o dopo morti o anche vivendo, questo non leva che non sieno stati infelicissimi, e la fama poco puň consolare in vita e niente dopo morte. E se vuoi veder di quelli che non sono arrivati neppure alla fama che cercavano, guarda Chatterton. v. lo Spettatore di Milano, quaderno 68, p. 276. Parte straniera. (Qui va il nome di un poeta lirico tedesco morto giovane di grandi speranze, vissuto, mi pare, alla corte di Federico II e colpito da un suo motto o altro che gli cagionň gran pena e forse la morte, odiato da suo padre, che se ne pentě dopo la sua morte, ec. Mi pare che il nome incominci per G.). Malfilâtre (Chateaubriand Génie etc. not. 3 de l'Appendice au deux. vol.) e moltissimi altri che furono d'altissimo ingegno, e morirono senza fama sul fior degli anni, chi dalla povertŕ, chi dalla disperazione, e oggi niuno se ne ricorda.
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