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      Pensa che in chiunque mi serve io non voglio nessunissima cosa straordinaria a nessunissimo patto, e se qualcuno è straordinario o singolare per natura, bisogna che si corregga se vuol piacere a me.
      G. V. E. mi perdoni. Ma che bellezza o piacere troveremo quando tutti saranno uguali, e diranno e faranno le stesse cose?
      M. A questo non devi pensare. Non ci dev'essere un uomo diverso da un altro, ma tutti debbon essere come tante uova, in maniera che tu non possa distinguere questo da quello. E chiunque si lascerà distinguere sarà messo in burla ec.
      G. Sicché posto ch'io mi trovassi in un paese dove tutti fossero ciechi da un occhio, bisognerebbe ch'io me ne cavassi uno per non lasciarmi distinguere (per appareggiarmi cogli altri).
      M. Questo sarebbe il dover tuo. Ma lasciamo i casi immaginari.
      G. Certo che se Vostra Eccellenza andasse a un teatro di burattini, e che tutti i burattini fossero vestiti d'una forma, e si movessero d'una maniera, e che facessero dir loro le stesse cose, V. E. s'attedierebbe mortalmente ec. ec. e pretenderebbe che gli restituissero il danaro che avesse pagato. Nessuna cosa è più necessaria alla vita, della varietà ec. perch'è la sola medicina della noia che segue tutti i piaceri.
      M. Tu dunque presumi di servire il Mondo, e temi la noia? Non sai che chiunque mi serve, si può dire che non faccia altro che annoiarsi? E che tutti i beni ch'io posso dare si risolvono nella noia? Sicché cercando i miei benefizi e conseguendoli, non avrai altra compagna né altra meta che questa?


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Sicché Vostra Eccellenza Mondo