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      Non accade ora come quando ogni cosa umana era piena di vita, di movimento, di varietà, d'illusioni, in maniera che la gente non s'annoiava. Ma oggidì non avere altra speranza che d'attediarti in eterno, e di morire felicemente a ogni tratto, perch'io non voglio più vita né strepiti né disordini né mutazioni di cose. L'ignorante e il fanciullo non s'annoia, perch'è pieno d'illusioni, ma il savio conoscendo la verità d'ogni cosa, non si pasce d'altro che di noia.
      G. Ma se V. E. odia lo straordinario, odierà quasi tutte le buone e belle e grandi azioni, e se dovremo far sempre quello che fanno gli altri; non potrà stare che non operiamo tutto giorno contro natura, non solo perché dovremo adattarci alle inclinazioni altrui, ma perché la massima parte degli uomini opera a ritroso della sua stessa natura.
      M. Che diavolo è questo che mi vieni ingarbugliando? Che ha da fare il Mondo colla natura? (Che ho da far io) Sempre che ti sento parlare stimo che sia risuscitata mia nonna, o di trovarmi ancora in conversazione (compagnia della) colla balia. Siamo ai tempi d'Abramo o dei re pastori, o della guerra troiana? La natura mi fece la scuola da fanciullo, ma ora, come succede spesso in fatto di maestri, è mia somma e capitalissima nemica, e la mia grande impresa è questa di snidarla da qualunque minimo cantuccio, dov'ella sia rannicchiata. Ed oramai son vicino a riuscire, e spero che fra poco le farò dare un bando generale che la scacci da tutto quanto il genere umano, e non si troverà più vestigio della natura fra gli uomini.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Mondo Abramo