Ma questa facoltà è segno certo d'un animo che sia capace d'affezioni molte e varie e potenti. Perciocché le qualità morali come anche gli affetti degli uomini, volendoli rappresentare al vivo, non tanto si possono ricavare dall'osservazione materiale de' fatti e delle maniere altrui, quanto dall'animo proprio, eziandio quando sono disparatissimi dagli abiti dello scrittore. Secondo quello che fu detto dal Massillon interrogato come facesse a dipingere così al naturala i costumi e i sentimenti delle persone, praticando, com'esso faceva, assai più nella solitudine che fra le gente. Rispose: considero me stesso. Così fanno i Drammatici e gli altri poeti. Ora un animo capace di molte conformazioni, cioè molto delicato e vivo, non può far che non senta la nudità e l'infelicità irreparabile della vita e non inclini alla tristezza, quando i molti studi l'abbiano assuefatto a meditare, e specialmente se questi riguardano all'essenza medesima delle cose, nel modo che s'appartiene alle scienze speculative.
Certo è che Teofrasto, amando gli studi e la gloria sopra ogni cosa, ed essendo maestro o vogliamo dire capo di scuola, e di scuola frequentatissima, conobbe e dichiarò formalmente l'inutilità de' sudori umani, e così degl'instituti suoi propri come degli altrui; la poca proporzione che passa tra la virtù e la felicità della vita; e quanto prevaglia la fortuna al valore in quello che spetta alla medesima felicità così degli altri come anche de' sapienti. E forse in queste conoscenze passò tutti i filosofi greci, massime quelli che vennero avanti Epicuro, con tutto che fosse diversissimo e ne' costumi e nelle sentenze da quello che poi furono gli Epicurei.
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