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      Ma l'ho per uomo così ricco d'ogni virtù privata e civile, che non mi basta l'animo d'accusarlo che non conoscesse i maggiori incitamenti e i più fermi propugnacoli della virtù che s'abbiano a questo mondo, voglio dir le cose appropriate a stimolare e scuotere gli animi ed esercitare la facoltà dell'immaginazione. Solamente dirò che qualunque o fra gli antichi o fra' moderni conobbe meglio e sentì più forte e più dentro al cuor suo la nullità d'ogni cosa e l'efficacia del vero, non solamente non procurò che gli altri si riducessero in questa sua condizione, ma fece ogni sforzo di nasconderla e dissimularla a se medesimo, e favorì sopra ogni altro quelle opinioni e quegli effetti che sono valevoli a distornarla, come quello che per suo proprio esperimento era chiarito della miseria che nasce dalla perfezione e sommità della sapienza. Nel qual proposito si potrebbero allegare alcuni esempi molto illustri, massime de' tempi moderni. E in vero, se i nostri filosofi intendessero pienamente quello che s'affaticano di promulgare, o (posto che l'intendano) se lo sentissero, cioè a dire, se l'intendessero per prova, e non per sola speculazione; in cambio d'aversi a rallegrare di queste conoscenze, ne piglierebbero odio e spavento; s'ingegnerebbero di scordarsi quello che sanno e quasi di non vedere quello che vedono; rifuggirebbero, il meglio che potessero fare, a quegl'inganni fortunatissimi che, non questo o quel caso, ma la natura universale avea posto di sua propria mano in tutti gli animi; e finalmente non crederebbero che importasse gran cosa di persuadere altrui che niuna cosa importa quando anche paia grandissima.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308