Quello consisteva in immagini, similitudini paragoni, racconti insomma cose ridicole, questo in parole, generalmente e sommariamente parlando, e nasce da quella tal composizione di voci da quell'equivoco, da quella tale allusione di parole, da quel giucolino di parole, da quella tal parola appunto, di maniera che togliete quella allusione, scomponete e ordinate diversamente quelle parole, levate quell'equivoco, sostituite una parola in cambio d'un'altra, svanisce il ridicolo. Ma quel de' greci e latini è solido, stabile, sodo, consiste in cose meno sfuggevoli, vane, aeriformi, come quando Luciano nel ??????????????????paragona gli Dei sospesi al fuso della Parca ai pesciolini sospesi alla canna del pescatore. Ed erano i greci e latini inventori acerrimi e solertissimi di queste immagini, di queste fonti di ridicolo e ne trovavano delle così recondite, e nel tempo stesso così feconde di riso ch'è incredibile come in quel frammento di Filemone Comico appo il Vettori Var. Lect. l.18. c.17. E la novità era cosa ordinarissima nel ridicolo degli antichi comici secondo la forza comica di ciascheduno. E quando anche non ci fossero immagini similitudini ec. sempre quel motteggiare era più consistente più corputo, e con più cose che non il moderno. Ma forse e senza forse presentemente, e massime ai francesi par grossolano quel che una volta si chiamava sale attico, e piacque ai greci, popolo il più civile dell'antichità, e a' latini. E può essere che anche Orazio avesse una simile opinione quando disse male de' sali di Plauto (esemplare di quel ridicolo ch'io dico tra' latini) e [42]infatti le Satire e l'Epistole d'Orazio non sono di così solido ridicolo come l'antico comico greco e latino, ma nè anche di gran lunga, così sottile come il moderno.
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