14. p.155. è che il popolo quantunque sia composto d'individui tutti animati da passioni basse, contuttociò queste essendo particolari e infinite, non si può cattivare se non per le passioni generali, cioè con quelle cose che la [121]natura ha fatte piacevoli generalmente, amabilità, virtù, coraggio, servigi prestati, abilità negli affari, integrità, onestà, onoratezza ec. Sicchè le elezioni del popolo non possono costringere il candidato ad abbassarsi se non in piccole cose, anzi per lo contrario, ad ingrandirsi. Ma le passioni dell'individuo sono piccole e basse, e quando l'elezione dipende da lui, per cattivarselo è necessario coll'abbiezione dell'animo farsi indegno di qualunque onore o vantaggio, e così le dignità è naturale che tocchino per lo più agl'indegni. Oltre la grande spinta che dà all'ingegno all'eloquenza e a tutte le nobili facoltà il desiderio di cattivarsi la moltitudine, che ordinariamente non può giudicare se non colle regole vere, perchè queste sole sono comuni.
(10. Giugno 1820.)
Perciò i giudizi ec. del tempo, e del pubblico sono sempre giusti riguardo a qualunque oggetto.
La cagion vera secondo me di quello che dice Montesquieu loc. cit. ch.14. p.157. di uno fatto accusare da Tiberio per aver venduta colla sua casa la statua dell'imperatore, e di un altro che ec. è che il materiale e il sensibile, avea molto più forza sugli antichi, ed era molto più considerato in quei tempi d'immaginazione, che in questi nostri tutti intellettuali.
Le cagioni di quello che nota Montesquieu ch.
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