Tanto č vero che l'ignoranza conduce alla totale indifferenza, e quindi all'inazione e alla morte: o piuttosto tanto č vero che si dia un'ignoranza assoluta, ossia uno stato dell'anima privo affatto di credenza, e di giudizi: tanto č stolto il confondere la mancanza della veritā, colla mancanza dei giudizi, quasi non si dassero giudizi se non veri, o quasi dal detto principio risultasse la necessitā di un giudizio vero assolutamente, e non piuttosto di un giudizio veramente utile e adattato alla natura dell'uomo.
Quanto al desiderio che ha l'uomo di conoscere, desiderio che si pretende infinito, come quello di amare, e a differenza di quello di operare
1° Non č vero ch'egli sia infinito per se, ma solo materialmente, e come desiderio del piacere, ch'č tutt'uno coll'amor proprio. E non č vero che l'uomo [384]naturale sia tormentato da un desiderio infinito precisamente di conoscere. Neanche l'uomo corrotto e moderno si trova in questo caso. Egli č tormentato da un desiderio infinito del piacere. Il piacere non consiste se non che nelle sensazioni, perchč quando non si sente, non si prova nč piacere nč dispiacere. Le sensazioni non le prova il corpo, ma l'anima, qualunque cosa s'intenda per anima. La sensazione dell'intelligenza, č il concepire. Dunque l'oggetto della facoltā intellettiva, č il concepire. (non il vero, come dirō poi.) L'uomo desidera un piacere infinito in tutte le cose, ma non puō provare una certa infinitā, se non se nella concezione, perchč tutto il materiale č limitato.
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