(19. Gen. 1821.)
I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto. ????????????????????????????????, ????????? ??????(? ??? ????????. (Elegiae scriptor non satis probatus) ?I????3???. (Ita enim se habet res) ??????? ??? ??? ????????????? ???????????, ?????????????? (si quid prosa oratione scribere velint, praestant) ?????????? ?? ???????????? ????????, ????????. (si poeticae sibi partes vindicare velint, non assequuntur) ????? ?? ??? ?????? ????? (scil. ?? ??? ?????????) ?? ?? ?????? ?????. Laerz. in Xenocrate, l.4. segm. [528]15. E v. se ha nulla in questo proposito il Menagio.
(19. Gen. 1821.)
Come i piaceri così anche i dolori sono molto più grandi nello stato primitivo e nella fanciullezza, che nella nostra età e condizione. E ciò per le stesse ragioni per le quali è maggiore il diletto. Primieramente (massime ne' fanciulli) manca l'assuefazione al bene e al male. Il bene dunque e il male dev'essere molto più sensibile ed energico relativamente all'animo loro, che al nostro. Poi (e questo è il punto principale, e comune a tutti gli uomini naturali) il dolore, la disgrazia ec. nel fanciullo, e nel primitivo, sopravviene all'opinione della felicità possibile, o anche presente; contrasta vivissimamente coll'aspetto del bene, creduto e reale e grande, del bene o già provato, o sperato con ferma speranza, o veduto attualmente negli altri; è l'opposto e la privazione di quella felicità che si crede vera, importante, possibilissima, anzi destinata all'uomo, posseduta dagli altri, [529]e che sarebbe posseduta da noi, se quell'ostacolo non ce l'impedisse, o per ora, o per sempre.
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Elegiae Ita Xenocrate Menagio
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