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      Fra tante miserie di governi che quasi facevano a gara, qual fosse il pių imperfetto e cattivo, e il meglio adattato a proccurare l'infelicitā degli uomini; egli č certo ed evidente, che lo stato libero e democratico, fino a tanto che il popolo conservō tanto di natura da esser suscettibile in potenza ed in atto, di virtų di eroismo, di grandi illusioni, di forza d'animo, di buoni costumi; fu certamente il migliore di tutti. L'uomo non era pių tanto naturale, da potersi trovar uno che reggesse al dominio senza corrompersi, e senza abusarne: e dopo inventata la malizia, il potere senza limiti, non poteva pių sussistere, nč per parte del principe che ne [564]abusava inevitabilmente, nč per parte del popolo. Perchč se questo non era costretto e circoscritto da freni, da leggi, da forze, in somma da catene, non era pių capace di ubbidire spontaneamente, di badare tranquillamente alla sua parte, di non usurpare, non sacrificare il vicino, o il pubblico a se stesso, non aspirare all'occasione anche al principato, in somma non era capace di non tendere alla ??????????in ogni cosa. L'ubbidienza e sommissione totale al principe, e l'esser pronto a servirlo, non č insomma altro che un sacrifizio al ben comune, un esser pronto a sacrificarsi per gli altri, un contribuire pro virili parte al pubblico bene. Dico quando la detta sommissione č spontanea. Ma l'egoismo non č capace di sacrifizi. Dunque la detta sommissione spontanea non era pių da sperare; la comunione degl'interessi d'ogni individuo coll'interesse pubblico era impossibile.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913