La novità della filosofia di Platone, domandava la novità delle parole in quella medesima [642]lingua greca, sì ricca per ogni capo, e segnatamente nelle materie filosofiche tanto familiari alla Grecia da lunghissimo tempo. E Platone inventava nuove parole, e tali, che in quella stessa lingua, così pieghevole, e trattabile; così non solamente ricca, ma feconda; così avvezza alle novità delle parole; così facile così suscettibile così spontaneamente adattabile alla formazione di nuove voci, riuscivano strane, assurde e ridicole ai volgari, al comune, alla gente che considera l'effetto, cioè la novità della voce, e non pesa la cagione, cioè la novità delle cose, e delle speculazioni. Come ???????????che noi possiamo dire mensalità, e ???????? calicità. (non c'è di meglio per esprimere in italiano questa parola: così mi sono accertato.) V. Laerz. (in Diog. Cyn. l.6. segm.53.) e il Menag. se ha nulla, e potrai anche riportare quel fatto che il Laerz. riferisce in proposito. Tanto le astrazioni ec. sono lontane dall'uso comune. E queste e altre tali parole le formava Platone, certo non più lodato per la sapienza di quello che fosse per la purità ed eleganza della favella Attica, e dello stile, e per tutti i pregi della eloquenza, [643]della elocuzione, e del bello scrivere e dire.
(10. Feb. 1821.)
Non è bisogno che una lingua sia definitamente poetica, ma certo è bruttissima e inanimata quella lingua che è definitamente matematica. La migliore di tutte le lingue è quella che può esser l'uno e l'altro, e racchiudere eziandio tutti i gradi che corrono fra questi due estremi.
| |
Platone Grecia Platone Laerz Diog Menag Laerz Platone Attica
|