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      E tutto questo appresso a poco è avvenuto anche alla lingua francese. V. p.805. Dei composti dunque, gli scrittori di oggidì non hanno gran facoltà, ma non però nessuna (tanto in italiano che in francese): anzi ce ne resta ancor tanta da potere, senza [763]la menoma affettazione formare e introdurre molti nuovi composti chiarissimi, facilissimi, naturalissimi, mollissimi per l'una parte; e per l'altra utilissimi; specialmente con preposizioni e particelle ec. Quanto poi ai derivati d'ogni specie (purchè sieno secondo l'indole e le regole della lingua, e non riescano nè oscuri nè affettati) e a qualunque parola nuova che si possa cavare dalle esistenti nella nostra lingua, che stoltezza è questa di presumere che una parola di origine e d'indole italianissima, di significazione chiarissima, di uso non affettata nè strana ma naturalissima, di suono finalmente non disgrata all'orecchio, non sia italiana ma barbara, e non si possa nè pronunziare ne scrivere, per questo solo, che non è registrata nel Vocabolario? (E quello che dico delle parole dico anche delle locuzioni e modi, e dei nuovi usi qualunque delle parole o frasi ec. già correnti, purchè questi abbiano le dette condizioni.) Quasi che la lingua italiana sola, a differenza di tutte le altre esistenti, e di qualunque ha mai esistito, si debba, mentre ancor vive nell'uso quotidiano della nazione, considerar come morta e morire vivendo, ed essere a un tempo viva e morta. Converrebbe che anche questa nazione vivesse come morta, cioè che nella sua esistenza non [764]accadesse mai novità, divario, mutazione


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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