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      Così che siccome l'infelicità per quanto sia grave, nondimeno si misura principalmente dalla durata, essendo sempre piccola cosa quella che può durare, volendo, un momento solo, e di più servendo infinitamente ad alleggerire qualunque male il saper di certo ch'è in nostra mano il sottrarcene ogni volta che ci piaccia; così possiamo dire che oggi in ultima analisi la cagione della infelicità dell'uomo misero, ma non istupido nè codardo, è l'idea della Religione, e che questa, se non è vera, è finalmente il più gran male dell'uomo, e il sommo danno che gli abbiano fatto le sue disgraziate ricerche e ragionamenti e meditazione; o i suoi pregiudizi.
      (19. Marzo 1821.)
     
      [819]Che cosa è barbarie in una lingua? Forse quello che si oppone all'uso corrente di essa? Dunque una lingua non imbarbarisce mai, perchè ogni volta ch'ella imbarbarisse, quella barbarie non potendo essere in altro che nell'uso corrente (altrimenti sarà barbarie parziale di questo o di quello, e non della lingua), non sarebbe barbarie essendo conforme all'uso. Barbaro nella lingua non è dunque altro se non quello che si oppone all'indole sua primitiva: e chiunque ponga mente, converrà in questo: giacchè in fatti una parola, uno scrittore barbaro ordinarissimamente sono conformi all'uso di quel tempo, lo seguono, ne derivano, e così accade oggidì nella lingua italiana. Di più, nessun secolo sarebbe mai, o sarebbe [820]mai stato barbaro per nessuna lingua. Al più si potrebbe dire se quella lingua di quel tal secolo fosse più o meno bella, ricca, buona, ec. confrontando fra loro i secoli di una stessa lingua, come si confrontano le diverse lingue fra loro, delle quali se questa o quella si giudica men pregevole, non perciò si giudica barbara.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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